Essere come un puzzle
Yalom nel suo “Lying on the couch” (1996) scrive - in realtà è Marshal Streider a dirlo nel testo - che, cito, “la comparsa dell’elemento umoristico in terapia spesso era un buon segno”
Io, a chi era con me davanti al mare, l’ho spiegata così: “Hai presente Vasco quando canta <…vivere e sorridere dei guai proprio come non hai fatto mai e poi pensare che domani sarà sempre meglio …> ? Ecco, è ‘sta cosa qui”
A me piace usare l’immagine del puzzle: da lontano siamo un’omogenea rappresentazione, da vicino, però, si vede bene quanto quella sia una composizione di pezzi, parti, che spesso sono anche in contraddizione l’una con l’altra.
Io credo che noi siamo lì, nell’incastro delle parti a volte più contraddittorie, nella loro scoperta, nell’accettazione, ma anche nella lotta.
Siamo anche contraddizione e complessità, ma dopo tutto siamo anche una rappresentazione unica, bella nella sua unicità.
La terapia aiuta ad aprire la scatola del puzzle e a cercare l’incastro dei pezzi, a volte sarà facile, altre no. Ma siamo lì per costruire qualcosa insieme e perché no, alla fine possiamo anche imparare a ridere dei nostri guai, proprio come non abbiamo fatto mai.